“A Fiumicino c’è la diossina!”: questa la denuncia dei sindacati dopo l’incendio del Terminal 3. L’agenzia per la Protezione dell’Ambiente del Lazio, l’Arpa, ha effettuato dei rilevamenti che confermerebbero che lo scalo romano è stato riaperto troppo presto con danni importanti per la salute dei lavoratori dell’aeroporto.
A quanto pare, i rilievi “dopo-rogo” sono stati affidati a una società esterna che non ha riscontrato la presenza di elementi nocivi nell’aria.
I fatti però dicono il contrario: “oltre 200 dipendenti tornati a lavorare al Terminal 3 avevano accusato patologie a causa delle esalazioni ed erano finiti in pronto soccorso. […] Era stata la stessa Asl RmD a disporre nuovi accertamenti, dopo l’allarme dei lavoratori. E le verifiche, eseguite il 12 maggio dal’Arpa Lazio […] hanno rilevato la presenza di elementi tossici, come diossina, furani e Pcb in quantità rilevante” (Dal Messaggero nella cronaca di Roma).
Al momento sia il dirigente della Asl che di Aeroporti di Roma sono sotto indagine.
La richiesta dell’Unione sindacale è quella di tenere chiuso il Terminal 3 fino alla completa bonifica in quanto le sostanze rilevate nell’aria sarebbero altamente cancerogene. Immediata la replica di Adr che sostiene di non aver ricevuto alcuna segnalazione che confermi la presenza di diossina.
Chi avrà ragione?
Nel frattempo però, i magistrati hanno deciso di porre i sigilli non solo al molo riaperto il 18 maggio scorso ma anche alla sala operativa della polizia che opera all’aeroporto.
To be continued…