E’ arrivato il caldo e nonostante siano proprio i medici e le strutture sanitarie a dare consigli sulla tutela della nostra salute come per esempio bere molta acqua, non uscire nelle ore più calde, stare in un ambiente deumidificato o climatizzato, sembra che sia proprio la sanità pubblica a peccare sul rispetto delle norme di legge per quanto riguarda il controllo delle temperature negli ospedali.
E’ il caso di alcuni ospedali italiani che a causa del mancato funzionamento o dell’assenza di un impianto di climatizzazione adeguato, sono stati costretti a chiudere le sale operatorie. 27 gradi alle 10 di mattina non sono certo “valori a norma di legge”.
Parliamo di requisiti igienico-sanitari obbligatori per legge. I parametri ambientali sui quali deve essere effettuato un controllo infatti sono la temperatura, l’umidità relativa, il grado di contaminazione dell’aria, la presenza cioè di polveri, vapori, e più in generale aeriformi, e la velocità di immissione dell’aria negli ambienti. L’impianto di climatizzazione rappresenta quindi un sistema ausiliario all’attività medica di fondamentale importanza.
La purezza dell’aria prevista per la sala operatoria è molto maggiore della purezza dell’aria negli altri locali del blocco operatorio e dell’ospedale. Infatti, per esempio, una umidità troppo alta può portare a una sudorazione eccessiva con aumento dell’emissione di batteri da parte del personale medico e del personale infermieristico.
Va da se che l’importanza della manutenzione correttiva e della pianificazione della manutenzione preventiva degli impianti è il miglior strumento oggi conosciuto per garantirne nel tempo la qualità e la sicurezza.
La tutela della salute del personale medico e del paziente viene prima di ogni altra cosa, come stabilisce giustamente l’Allegato IV REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO del DL 9 aprile 2008 N.81.
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